Ormai non si parla d'altro che della crisi delle banche italiane. I giornali delle ultime settimane riportano delle difficoltà che stanno investendo ancora una volta Monte dei Paschi di Siena, degli alti e bassi che il comparto bancario registra in Borsa e delle dichiarazioni che si susseguono incessanti da parte degli alti vertici Ue in merito alla possibilità che l'Italia possa intervenire per far fronte alla crisi delle sue banche. Anche Unicredit e Posteitaliane sono sotto il mirino degli investitori (vedi analisi e segnali forex proposti a fine articolo).

La crisi delle banche italiane

Ma qual è il problema preciso delle banche nostrane? I nostri istituti di credito sono in difficoltà da parecchio tempo, e a dire la verità lo sono per diverse ragioni: per colpa di dirigenti poco capaci, per colpa di frequenti collusioni con il sistema politico, per l'eccessiva presenza di filiali e di dipendenti e per una sorta di "campanilismo finanziario" che ha portato all'istituzione di decine e decine di istituti microscopici. Questa frammentazione e questa poca lungimiranza, insomma, hanno spianato il terreno affinché il sistema bancario italiano finisse vittima di crediti "deteriorati", contratti cioè con operatori economici che ora non sono più in grado di ripagare quanto ricevuto in prestito.

Cos'è e a cosa serve il Bail In

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In questo senso si inserisce il Bail In, ossia lo strumento che regolamenta le crisi bancarie. Il Bail In, altrimenti detto "salvataggio interno", al di là dei tecnicismi prevede sostanzialmente una cosa: che lo Stato non possa intervenire con soldi pubblici per salvare una banca in crisi finanziaria, ma che a salvare l'istituto in difficoltà debbano essere semmai azionisti, obbligazionisti, correntisti e tutt'al più un fondo di garanzia finanziato dalle banche.

Questi principi innescano un meccanismo che fa sì che l'onere del salvataggio di una banca si applichi prima di tutto ad azioni e strumenti di capitale, in secondo luogo ai titoli subordinati, in terzo luogo alle obbligazioni e alle altre passività ammissibili, e solo in quarta e ultima fase ai depositi superiori ai 100mila euro (intestati sia a persone fisiche che a piccole e medie imprese).

Fare trading sulle azioni italiane

In un periodo in cui le banche non se la passano benissimo e in cui anche alcune grandi aziende sembrano cominciare a soffrire di alcune particolari circostanze (come la Brexit, tanto per citare il caso più eclatante consumatosi negli ultimi tempi), in molti ritengono sia opportuno provare a fare trading sulle azioni italiane.

Tra le banche italiane con azioni adatte per il trading online troviamo:

Cosa senz'altro vera, perché da sempre è noto che i migliori affari nel trading arrivino proprio quando i mercati registrano dei bruschi movimenti verso una specifica direzione: in questo senso bisogna comunque ricordarsi di tenere sempre sotto controllo il calendario economico e, nello specifico caso degli investimenti sul comparto bancario, di tenere a bada anche quanto accade nei piani "più alti" (quale può ad esempio essere la movimentazione dello spread).

Unicredit: trading azioni

UNCRDH4In un'ottica di trading su azioni unicredit vi possiamo far notare il rimbalzo deciso del titolo sul supporto di 1,7 che vi avevamo indicato negli articoli precedenti. E' nato anche un TrendGT rialzista che è stato puntuale e preciso. Adesso dopo aver sfiorato 2.25 euro è pronto per una pausa. Il prossimo passo sarà orientato al breakout della kumo che funge da resistenza per spingersi poi fino a 2.61. 

In alternativa l'obiettivo ribassista rimane fissato sul doppio minimo a 1.65 euro.

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