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Che cos’è un’opzione?

By Aprile 11, 2012Maggio 10th, 2013No Comments

L’Opzione è una tipologia di contratto che conferisce al possessore (ovvero l’aquirente) un diritto, a seguito del pagamento di un prezzo (il premio). Questo diritto consente al proprietario di acquistare o vendere (a seconda del tipo d’opzione), ad una determinata scadenza e ad un prezzo definito a priori ( strike price), il titolo legato all’opzione stessa, il cosiddetto strumento sottostante.

Se è la prima volta che leggete questa definizione è facile intuire le vostre difficoltà, ma state tranquilli, continuate a leggere, l’esempio in basso vi sarà di grande aiuto e vi chiarirà le idee.

Una opzione è dunque caratterizzata da una serie di elementi:

Titolo sottostante
Esercizio di un diritto dell’acquirente (alla controparte corrisponde un obbligo)
Scadenza
I contraenti (acquirente e venditore)
Premio o prezzo dell’opzione
Strike price o prezzo d’esercizio

Titolo sottostante

  • Esistono diversi strumenti sottostanti, come azioni, materie prime tipo petrolio, oro, metalli, merci, generi alimentari, tassi d’interessi, indici, ecc ecc.

Quindi le opzioni si possono stipulare su azioni, materie prime, valute ecc…

Esercizio di un diritto

  • A seconda del diritto esercitabile, si distinguono due tipologie di opzioni: le call e le Put.

1. L’acquisto di una call garantisce al possessore la possibilità di acquistare a scadenza il titolo sottostante.

2. L’acquisto di una put garantisce al possessore la possibilità di vendere a scadenza il titolo sottostante.

Abbiamo evidenziato il termine possibilità proprio per sottolineare il fatto che chi acquista un’opzione acquista la facoltà di scegliere (e quindi cosa molto importante non è obbligato a farlo) se vendere o comprare un titolo.

Scadenza

  • A seconda di quando l’opzione può essere esercitata (scadenza) distinguiamo le opzioni europee da quelle americane.

1. Le opzioni europee permettono al possessore di esercitare il diritto ad una scadenza prestabilità (l’opzione può essere esercitata solo quel giorno e non prima). Ad esempio, se l’opzione scade il 15 di Settembre, il diritto non può essere esercitato il giorno o la settimana prima, ma si deve attendere la scadenza, cioè giorno 15.

2. Le opzioni Americane riconoscono invece al possessore la possibilità di esercitare il diritto entro la data di scadenza (quindi anche prima di quella data). Così, se in questo caso l’opzione scade il 15 di Settembre, questa volta il possessore la potrà esercitare persino il giorno seguente alla sua emissione.

  • Abbiamo detto che l’opzione conferisce un diritto, cioè una facoltà di scelta (e quindi non un obbligo), da qui il nome opzione. Questo diritto, ovvero questa possibilità di scelta di esercitare l’opzione, lascia libero il possessore di decidere, ad una certa scadenza, e ad un determinato prezzo prefissato alla stipula (il prezzo d’esercizio o anche strike price), se acquistare o vendere il titolo sottostante.

Il possessore eserciterà il proprio diritto se con esso ne ricaverà una convenienza economica, ma questo lo vedremo più in basso con un esempio.

I contraenti

  • Dato che l’opzione è un contratto, è ovvio che esiste una controparte, infatti, per qualcuno che acquista, deve necessariamente corrispondere qualcun’altro che vende. Il contratto d’opzione si costituisce dunque tra un acquirente ed un venditore.

Chi acquista (options holder) un’opzione, acquista la facoltà di scegliere (decidere o meno se a scadenza acquistare o vendere il sottostante).

Chi vende (options writer), vende appunto questa possibilità, e si obbliga, con tutti i rischi che ne derivano, a rispettare il contratto nell’ipotesi in cui l’acquirente voglia esercitare l’opzione.

In breve, mentre il venditore è colui che emette l’opzione, l’acquirente è colui che la acquista.

Premio e prezzo d’esercizio

Acquistare un’opzione e quindi garantirsi un diritto ha un costo, questo viene definito premio.
Il prezzo d’esercizio è invece il prezzo al quale il titolo dovrà essere acquistato o venduto quando e se l’opzione verrà esercitata.

Facciamo un esempio chiarificatore:

Supponiamo che il prezzo del grano sia soggetto a forti oscillazioni dovute all’imprevedibilità del tempo, e dovendo acquistare 100 tonnellate di grano fra tre mesi, vogliamo evitare il rischio di un aumento improvviso ed eccessivo del prezzo, così decidiamo di opzionare l’acquisto di 100 tonnellate di grano ad uno strike price di 30€ per tonnellata, con data di scadenza a tre mesi ed un premio (prezzo dell’opzione) di 3€.

Riassumendo i dettagli dell’operazione:

  • Scadenza dell’opzione a 3 mesi
  • Prezzo di esercizio, 30€ per tonnellata (strike price)
  • Premio dell’opzione, 3€ per tonnellata, quindi un totale di 300€.

A questo punto ci possiamo domandare: Eserciteremo l’opzione?

La scelta dipenderà dal prezzo del grano fra tre mesi.

Ipotizziamo che siano trascorsi tre mesi, il prezzo del grano è salito a 35€ per tonnellata.

Per fortuna abbiamo stipulato una opzione, se non lo avessimo fatto, oggi acquisteremmo il grano a 35€ per un prezzo tolale di  35€ x 100 = 3.500€
Grazie all’opzione invece, abbiamo la facoltà di acquistare 100 tonnellate di grano a 30€ per tonnellata per un prezzo complessivo di 30€ x 100 = 3.000€. Il venditore infatti, in virtù del contratto d’opzione, ha l’obbligo di venderci 100 tonnellate di grano a 30€ per tonnellata.

L’opzione ci è costata 300€, ma in compenso siamo riusciti ad acquistare il grano ad un prezzo inferiore con un risparmio complessivo di 200€ (sottratto il premio dell’opzione).

In questo caso esercitare l’opzione è chiaramente economicamente vantaggioso.

E se invece il prezzo del grano fosse sceso a 10€?

Esercitare il diritto sarebbe stato economicamente sconveniente e vediamo il perché:

Esercitare l’opzione comporta l’acquisto del grano al prezzo di 30€ per tonnellata, ma oggi il prezzo di mercato della materia prima è molto più basso, cioè 10€, non esiste davvero nessun motivo valido per spendere 20€ in più.

Ma dato che non conviene esercitare l’opzione, cosa ci abbiamo guadagnato dall’acquisto?

Forse nulla?

Assolutamente no!

E’ vero che abbiamo sostenuto un costo di 300€, ma almeno ci siamo tutelati dal rischio. Abbiamo evitato di comprare il grano ad un prezzo troppo elevato, anzi, abbiamo stabilito un prezzo massimo d’acquisto (lo strike price).

A questo punto qualcuno si potrebbe domandare: Ma a noi cosa ci frega di acquistare grano?
Direi proprio nulla, infatti, a noi non interessa acquistare opzioni come strumento di tutela dai rischi, a noi interessa ottenere profitto dalla speculazione tra vendita e acquisto, ma questo lo vedremo con il post (Cosa fare delle opzioni acquistate?).

Cosa guadagna e cosa rischia il venditore?

Il venditore è obbligato a rispettare il contratto e per questo riceve un pagamento (il prezzo dell’opzione). Il suo guadagno è appunto il prezzo dell’opzione (IL PREMIO), il rischio invece è quello di dover acquistare, o vendere, a seconda che l’opzione sia call o put, il titolo sottostante ad un prezzo (lo strike price) non conveniente rispetto a quello (di mercato).

Cosa guadagna e cosa rischia l’acquirente?

Chi acquista l’opzione, acquista la possibilità di proteggersi da un rischio, quindi acquista la possibilità di fare una scelta a seconda di quello che ritiene più conveniente, e per questo sostiene un costo (il prezzo o premio che paga per entrare in possesso dell’opzione).

Questo vuol dire che quando acquistiamo un’opzione, l’unico rischio (o costo) che sostiene l’acquirente è quello di perdere il prezzo pagato per l’opzione (il premio), a differenza del venditore che rischia di dover acquistare o vendere obbligatoriamente (e non facoltativamente come l’acquirente) il sottostante al prezzo prefissato, anche se questo fosse decisamente sconveniente rispetto al prezzo di mercato.

Pensate ad esempio se il contraente dovesse stipulare con noi una opzione che prevede l’acquisto di un certo numero di azioni al prezzo di 1€, e alla scadenza il prezzo si fosse ridotto a 10 centesimi. Praticamente sarebbe obbligato ad acquistare da noi, azioni al prezzo di 1 euro, quando sul mercato hanno un valore di 10 centesimi. Fantastico no? Almeno per noi!

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